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Il luogo del PIÙ

Sta emergendo in me un pensiero, come un’onda lenta.

Noi crediamo di conoscere l’uno… e allora pensiamo di conoscere anche il due.

Perché uno più uno fa due.

Semplice, lineare, familiare.


E invece no.

C’è qualcosa che sfugge, qualcosa che non si conosce davvero:

quel più che non si lascia contare.


È uno spazio sottile, un intervallo di respiro tra me e un altro.

Un luogo che non appartiene a nessuno,

ma che esiste proprio lì, dove due esistenze si sfiorano.


È uno spazio di possibilità:

terra fertile in cui le emozioni possono nascere senza rumore,

dove la relazione prende forma prima di trovare parole.


È lo spazio del più:

quel terzo invisibile che nasce dall’incontro

e che supera la somma delle parti.

Una soglia di risonanza,

in cui ciò che sono vibra con ciò che l’altro porta.


È lo spazio dell’invisibile che sostiene,

il silenzio che permette alla musica di esistere,

il vuoto che accoglie senza trattenere.


Ed è anche un luogo incarnato.

Perché nell’essere umano, questo spazio tra l’esterno e l’interno,

tra ciò che tocca la pelle

e ciò che abita l’anima,

è il corpo.

La carne, le viscere, il battito, il tremore.

È lì che lo spirito incontra il mondo,

è lì che l’invisibile si fa sensazione,

è lì che l’accoglienza comincia davvero.


Ascoltare questo spazio significa ascoltare la carne che parla,

il corpo che ricorda,

la presenza che vibra.

È un luogo da accogliere, da rispettare, da sentire.


È lì… in quel vuoto vivo,

che è possibile emozionarsi,

sentire,

accogliere.


In quel luogo, prima accogli il tuo sé.

E poi, naturalmente, gli altri.


Pam

 
 
 

1 commento


Bellissima visione! Grazie SpazioMUDITA che ti occupi del mio più.

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